Author Topic: In fuga come Thelma & Louise  (Read 24662 times)

0 Members and 1 Guest are viewing this topic.

Offline Gotty & Liz

  • Arillas regular visitor
  • Golden Medal {over 60 posts}
  • *
  • Posts: 70
In fuga come Thelma & Louise
« on: August 20, 2008, 05:48:46 PM »
In fuga come Thelma & Louise

Quattro donne e un locale italiano sull’isola più lontana della Grecia
FANO (Grecia)

Chi, nella propria vita, non ha sognato di abbandonare tutto, investire il poco o molto che aveva, e aprire un chiosco di limonate alle Seychelles? Ma non c’è bisogno dell’Africa per mettere in pratica i più sbandati progetti di fuga. Basta individuare uno sperduto scoglio della Grecia e fare come Cristina, Marinella, Betta e Paola, che a Othoni hanno impiantato un bar di piccola cucina italiana chiamandolo, guarda un po’, «Chiodofisso». La domanda è: che cosa ha spinto un’insegnante di pianoforte nella scuola musicale di Belluno laureata in filosofia, una psicologa che insegna nella scuola elementare bolognese «Mario Longhena» e il pomeriggio riceve a studio e si occupa di adozioni, un’architetta della Soprintendenza ai Beni culturali di Bologna e un’avvocatessa leccese con famiglia, insomma quattro donne, professioniste dalla vita in discesa, a darsi alla fuga estiva nell’isola più occidentale della Grecia? Un’isola di 80 abitanti su un territorio come Capri, senza pompa di benzina, senza farmacia, spesso senz’acqua, il porticciolo inagibile con lo scirocco, uno spaccio che chiude se non approda il «Pegasus» da Corfù, un medico a contratto, un poliziotto-sceriffo, una maestra d’inverno per tre bambini, una capitaneria di porto senza carburante. E basta.

La Thelma & Louise italiana ha quattro protagoniste invece di due ed è ambientata in quest’isola che in italiano si chiama Fano, a Nord di Corfù e in vista dell’Albania, tra cale mozzafiato, villaggi dirupati, boschi di ulivi e cipressi, chiese bizantine, fari ottocenteschi e grotte per foche monache come quella di Calipso, la ninfa che amò Ulisse per dieci anni prima di lasciarlo ripartire. Ci si capita solo se incalzati dai venti, atterrando con idrovolanti in avaria, seguendo i consigli del Wwf. L’isola è frequentata da un pugno di eccentrici innamorati delle scomodità, dagli otonioti emigrati in America che rientrano per il Ferragosto ortodosso, e da falchi, lepri, ricci, topi e cani da caccia tenuti a digiuno e incatenati sotto il sole.

La molla? Cristina Costan Zovi, pianista, 35 anni, dice che è stata, tre anni fa, fuga d’amore. «Dopo sei anni col mio fidanzato la storia era finita, non sopportavo di vederlo ogni giorno, così ho infilato lo zaino e sono partita per il posto più estremo». Marinella Giovine, psicologa, 45, odia la routine. «A Bologna, d’estate, ci si annoia, allora eccomi qua». La fuga di Elisabetta Pepe, architetta, 51, è anch’essa per noia, o spleen, ma indietro nel tempo, nella nostalgia di quando ragazza riparava a Fano dopo 45 miglia di mare da Santa Maria di Leuca prima di coprirne altre 11 fino a Corfù, sulla barca del padre velista. Per gioco, invece, Paola Tondi, 48, avvocatessa, marito in banca (e barca) e tre figli. O, meglio, per passione. «Conosco Othoni da trent’anni. Questo bar con la combriccola è un alibi per restarci il più possibile e sfogare il mio amore per la cucina». Da cliente della «Locanda dei Sogni» sul porticciolo, che le amiche avevano preso in gestione due anni fa, Paola è diventata co-titolare del «Chiodofisso». È l’artista delle focacce: lisce, rustiche, per ogni palato. Nel menu pastasciutta, calici di prosecco, muffin, il Nescafè frappé e, ovviamente, pizza.

È andata che prima c’era la «Locanda dei Sogni», poi il chiodo fisso delle nostre Thelma & Louise è diventato la caffetteria «Chiodofisso». Affitto tre anni più tre, un investimento di 3 mila euro, e rimboccarsi le maniche. Viveri, vettovaglie, arredi, elettrodomestici arrivano dall’Italia con viaggi da paura, spesso su barche di amici. Cristina quest’anno ha dormito nel porto di Corfù dentro la sua Yaris, la testa sul congelatore incastrato nel bagagliaio. Il caffè è fornito da un amante dell’isola, Antonio Quarta, quello del caffè Quarta. È stato lui il primo a chiamare la sua vela «Chiodofisso», perché ciascuno ha il suo. Se finisce l’acqua del pozzo, bisogna arrampicarsi sulle stradine sgomitando per sorbirne un po’ da altre fonti. Le tubature s’intasano sempre. A ogni guasto si ricorre al «tuttofare» Elias, un biondino che bivacca in un tugurio ma è il salvatore di tutti, ha la fila davanti da quando sorge il sole ed è procacciatore di albanesi, gestore di discariche, becchino... Cristina ha scelto Othoni perché aveva nostalgia degli alberi del suo paese, Costa, 1350 metri d’altitudine al confine con l’Austria. «Qui - dice - ci sono gli stessi personaggi, dal vecchietto saggio al pastore di anime, là il parroco qui il pope, e i pescatori sono come i nostri cacciatori».

Non è facile instaurare un rapporto con gli otonioti. Il titolare dello spaccio, Tasso, ci ha messo un anno ad abbozzare un sorriso. Se Cristina è la pasticciera del gruppo, Betta l’amministratrice e Marinella la specialista dei salati: «In quest’isola non c’è nulla, ma può succedere di tutto, s’incontrano persone strane». Uno yacht dall’Italia, a bordo un banchiere e un sacerdote. Pezzi grossi, ciascuno nel suo campo. «Chiamano prima, e pagano qualsiasi cifra per essere serviti bene e per primi. Adorano il carpaccio di ricciole. Padre Giovanni lo chiamiamo Papa Giovanni». Finché non è diventato ministro degli Esteri, si presentava Massimo D’Alema con la sua barca, da Gallipoli. «Molto gentile, chiedeva pasta e ricciole, aragosta e granseola, lo champagne lo portava da casa. Salutava tutti». Sia Marinella, sia Betta, vivono contente a Bologna. Nessuno stress. Un lavoro che piace. L’architetta si occupa dei monumenti di Reggio Emilia, di organizzare convegni, «qui ho trovato qualcosa di diverso, un micromondo col quale relazionarmi. Perché? Mah, mon mi mancava nulla. Forse per una inquietudine, l’assenza di legami, e quei ricordi con mio padre quando facevamo la traversata del Canale d’Otranto e approdavamo in questo avamposto ionico, una terra lontana che non vedevi mai...». Un chiodo fisso.

Offline Gotty & Liz

  • Arillas regular visitor
  • Golden Medal {over 60 posts}
  • *
  • Posts: 70
Re: In fuga come Thelma & Louise
« Reply #1 on: August 20, 2008, 06:22:18 PM »
Articolo preso da "LA STAMPA" DI TORINO

http://www.lastampa.it/redazione/cmsSezioni/estate/200708articoli/25205girata.asp

Per raggiungere othonni sono disponibili alcuni battelli dal porto della vicina santo stefano

Offline dimitris

  • Administrator
  • Forum Fanatic
  • *
  • Posts: 816
  • 尚 尚 尚 尚 尚
    • www.arillas.com
Re: In fuga come Thelma & Louise
« Reply #2 on: August 26, 2008, 01:11:08 PM »
Grazie per il Articolo  Caro Gotty,
L' ultima volta che sono statto ad Othoni era il 22 Augusto 2002 sula Spiazia di Kalypso .
Una Esperienza meravigliosa.

 

Tanti Saluti alo vostro  "Mitso" e Liz

Dimitris

Dimitris Kourkoulos
Brouklis Str 7
Arillas 49081
Corfu Greece
+30 26630 51418
www.arillas.com
Brouklis Taverna
The 10 things you don't know about Arillas

Offline kevin.g

  • Arillas regular visitor
  • ARILLIAC
  • *
  • Posts: 1715
  • Kevin and julie
Re: In fuga come Thelma & Louise
« Reply #3 on: October 24, 2008, 11:58:32 PM »
yassou italiano
come and share a special place with all of us ,spread the word..yammas from uk .....xxx


 

Booking.com